Matteo RENZI: il futuro che arretra.
Tra le tante castronerie che “il nuovo uomo della provvidenza italiano” Matteo Renzi ha pronunciato alla Leopolda di Firenze domenica scorsa, c’è stata quella di dire che in Italia il tempo del posto fisso non c’è più.
Ebbene, forse lui sicuramente non lo sa, ma questa cazzata fu detta già nel 1999, cioè quindici anni fa, da Massimo D’Alema quando era Presidente del Consiglio.
In pratica lui che si ritiene il nuovo ha riverberato una fesseria di quello che lui ha rottamato perchè, a suo parere, vecchio e superato.
Quando si è in presenza di una disoccupazione del 12% e quando 1 ragazzo su 2 è disoccupato (tra i giovani la disoccupazione è arrivata al 44%), dire che il tempo del posto fisso è superato è una emerita stronzata, perchè questa affermazione potrebbe avere una sua giustificazione in un mercato del lavoro dove perso un posto di lavoro se ne può trovare un altro e non con gli indici di disoccupazione esistenti oggi in Italia.
Questo bullo fiorentino, arrogante e presuntuoso, non perde occasione per attaccare e dileggiare il Sindacato che secondo lui è obsoleto e superato dalla modernità, che secondo lui si misura col fatto di passare la giornata a trastullarsi con il cellulare o tablet.
Questo poveretto forse non sa che mentre lui giocava alla ruota della fortuna e faceva il boy-scaut, in quegli anni in Italia c’era gente, come i lavoratori dell’Italtel, della Olivetti, etc, che questi strumenti li progettava e li produceva e li installava.
Cioè lavoratori che hanno gestito un processo industriale passando dalla elettromeccanica all’elettronica e al digitale, mettendosi in gioco e riconvertendosi attraverso una formazione professionale continua.
Questo è stato il Sindacato che lui sbeffeggia dicendo che vorrebbero mettere il gettone nell’ i-phon.
Prima o poi qualcuno si dovrà pur chiedere come mai alla fine del secolo scorso, mentre nel mondo si verificava il massimo sviluppo di Internet e della telefonia cellulare, in Italia i Gruppi Dirigenti (Politica e Imprenditori) di questo paese abbiano permesso che aziende come ITALTEL e OLIVETTI, dotate di knou-how e competenze mondiali e che questi prodotti li producevano, siano state prima penalizzate e privatizzate e successivamente svendute all’estero.
Durante le lunghe lotte che noi lavoratori dell’Italtel abbiamo fatto per difendere la nostra azienda ed il settore delle TLC, dicevamo che l’Italia rischiava di diventare un supermarket dove si sarebbero venduti prodotti che non si sarebbero più fatti nel nostro paese.
Questa, purtroppo, è la situazione esistente oggi in Italia.
Dal Governo e dal Presidente del Consiglio Matteo Renzi ci aspettiamo risposte e atti concreti, a partire da una seria Politica Industriale, che possa dare un futuro alle nuove generazioni, altro che le castromerie dei selfie e delle secchiate d’acqua.
Stefano Sgobbio