Un giorno di ordinaria normalità.
Da attenti cronisti e notai dello svolgersi del tema GIUSTIZIA, annotiamo e raccontiamo quello che a prima vista sembrerebbe il sogno di un visionario utopista, il sogno sempre sognato, quello che vorremmo succedesse sempre e quasi mai accade: vi raccontiamo, oggi, 10 ottobre, una mattina al Tribunale di Roma.
Ci vediamo, come al solito presto, sotto casa, prendiamo la metro e scendiamo a Lepanto, la fermata che ti catapulta direttamente nella bolgia del girone del Tribunale. Oggi per assistere il nostro Renato, nello scontro contro l’INPS, c’è tutto lo staff al completo: il dott. Roberto Sip, consulente giuridico; Riccardo lo Smilzo, consulente sindacale; Roberto Collini, consulente matematico-finanziario; padre Eugenio, consulente esperto esoterico e filosofico. Inquadrati e coperti, decisi e compatti ci dirigiamo con passo fermo verso la battaglia di oggi. Arriviamo al piano dove c’è l’aula che ci interessa e troviamo le prime sorprese: l’avvocato dello studio è già là che ci aspetta e dice: “come mai avete fatto tardi? È un quarto d’ora che vi aspetto!!” Wow… e che è successo!! Guardiamo l’ora e vediamo che siamo come al solito in anticipo!! Ci guardiamo intorno e ci saranno una decina di persone in tutto, la metà delle quali siamo noi, la pace e il silenzio regnano sovrani…Chiediamo all’avvocato: “ma abbiamo sbagliato ufficio? L’ora? Il giorno?” “no no tutto a posto” risponde serafico e tranquillo l’avvocato. Tempo 5 minuti e il giudice chiama e l’avvocato entra! Ma come non dobbiamo fare l’assalto all’arma bianca per trovare posizione, per trovare il fascicolo, per farci ascoltare, per capire qualche parola!!!! Ci guardiamo in faccia increduli e sorpresi e, neanche il tempo di commentare, che esce l’avvocato e ci informa che il giudice ha letto già l’incartamento e che OGGI POMERIGGIO emetterà sentenza!! No, non è possibile…e noi, mo con chi ce la prendiamo, con chi smadonniamo! Silenziosi, delusi, quasi avviliti ma molto speranzosi sull’esito positivo della causa, ce ne andiamo. Solito caffè solita passeggiata e solito arrivederci alla prossima causa. Chissà cos’altro ci aspetterà…