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28 ottobre 2014

NOI C’eravamo

 

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Sabato 26 ottobre 2014, manifestazione della CGIL.

“Allora ci vediamo alle 9.30 davanti alla chiesa di piazza della Repubblica”.. (a Roma è piazza Esedra…ovvio). Dopo tanto tempo si ritorna in piazza, si ritorna a far sentire la nostra voce, a far vedere che siamo vivi e non siamo figurine. Vogliamo farci vedere, con la speranza di essere in tanti, dei nostri ex amici e colleghi; ma tanti, soprattutto, di lavoratori e pensionati da tutta Italia. Speranza ripagata dal milione e passa di manifestanti e dalla ventina di NOI. La gioia di rivederci, la felicità di esserci ancora una volta, con la convinzione forte che “chi lotta   può perdere, ma chi non lotta ha già perso”, così ci ricorda il compagno Ché e così ci dice uno striscione del lungo corteo.

Abbiamo sentito voci di lotta e di protesta da tutta Italia, abbiamo sentito le urla e la disperazione di chi ha perso il lavoro e di chi non lo trova più. Abbiamo visto giovani cantare la speranza del futuro, immigrati con la voglia di farcela. Abbiamo respirato la vita, pur dura che sia. Abbiamo gridato forte che non c’è dignità senza lavoro e che dignità e lavoro sono facce della stessa medaglia, inscindibili… a qualunque prezzo. Per molti di noi è stato un po’ difficile decidere di andare, ma abbiamo creduto e crediamo che far sentire la nostra voce non è mai inutile, anche a un governo che è un po’ di sinistra…poco. Siamo stati come pesciolini nell’acquario, quando ci siamo ritrovati in quel mare di bandiere rosse e di coraggio.

E’ stata una lunga bellissima camminata, per molti difficile visti i vari acciacchi che ci accomunano. Un pensiero va anche a chi non c’era, alla occasione persa per chi si rinchiude nel piccolo mondo del disinteresse e dell’abulia, e anche del menefreghismo. Ci siamo guardati in faccia dicendoci che sì, valeva la pena esserci, valeva la pena aver voluto sventolare le nostre bandiere rosse ancora una volta. Alla fine del percorso ci siamo salutati, con affetto e commozione… sì, ci siamo ancora.. siamo stati ancora presenti quando c’è stato da far sentire le nostre voci.. e con un arrivederci alle prossime volte: quando ci sarà da dimostrare che siamo sempre pronti e che siamo ancora il meglio che c’è in circolazione. Un abbraccio a tutti.

Come sempre per il servizio fotografico vi rimandiamo alla galleria

 

28 ottobre 2014

Dopo la manifestazione Vito si foga

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La nostra politica

Quando la Politica non esercita il proprio ruolo, ci si chiede come cambiare il sistema in un paese democratico. A dirla così la cosa sembrerebbe semplice, alle future votazioni si cambia. Purtroppo non è per niente così perché i grandi poteri che hanno attuato questa democrazia, per salvare i propri interessi hanno talmente complicato le cose che a stento si riesce a capire dove vogliono arrivare. Partendo dal fatto che hanno portato il costo della Politica alle stelle, già questo fa capire quanto possa interessare loro l’andamento di una nazione, però guarda caso, nel momento in cui il problema emerge, la colpa è attribuita ai lavoratori perché ancora intendono rispettare i contratti stipulati. Non voglio essere tentato di pensare il contrario, cioè che i lavoratori pretendessero di non rispettare quanto concordato e loro in un modo democratico accettassero la situazione. Logicamente questa è soltanto utopia perché una cosa del genere farebbe scandalo a non finire e avrebbero non solo il coltello dalla parte del manico ma bensì tutti i mezzi di repressione. La stranezza invece è che questi signori stanno facendo anche peggio e nessuno deve permettersi di contrastarli. Hanno sfruttato al massimo la manodopera per portare la nazione a certi livelli, con guadagni più o meno leciti e adesso vogliono togliere tutto ciò che a loro torna scomodo. La cosa che non riescono a digerire è la ricchezza distribuita dove apparentemente potremmo essere tutti uguali, cioè permetterci quello che secondo loro è riservato soltanto a un certo ceto sociale. Personalmente posso dire che mi è capitato di sentire che diamo fastidio anche andando soltanto al teatro oppure a qualche concerto. Allora in questi casi, per salvare come si suol dire la faccia, la cosa più semplice da attuare è portare il Paese alla povertà in modo di gestire meglio e continuare indisturbati a mantenere i propri privilegi. Abbiamo un debito pubblico da paura e continuano a dire che l’Italia ce la farà, in Europa abbiamo due esami a settimana e, se va male il primo, al secondo ci dicono che stiamo andando bene. Insomma a chi dobbiamo credere e soprattutto a chi dobbiamo dare fiducia. I nostri politici, debbono rendere conto del proprio operato non agli elettori ma bensì alle grandi multinazionali, cioè a quelli che vogliono questi personaggi al potere. Sicuramente guadagni così elevati al di fuori della politica non ci potrebbero essere per questi signori ed allora preferiscono prestare questo servizio con il consenso degli elettori. In tutto questo scenario, Berlusconi non lo vogliono perché dicono che è un tipo instabile in quanto non avendo bisogno di guadagni come gli altri, non può essere attendibile. Insomma per loro è come un cane sciolto. Nel Parlamento e nel Senato ci dovrebbero essere soltanto gli eletti ( che sono tanti e troppi) e invece ci troviamo tutti, segretari, sottosegretari, esponenti di partiti, rappresentanti sindacali, riciclati ecc. ecc. ma non possiamo ancora sostenerli, chi paga. La piaga sociale dicono che non è questa, sono i lavoratori che non fanno quello che la politica chiede. Ci rendiamo conto a che punto siamo arrivati, o meglio dove andremo a finire, ce lo vogliamo chiedere e assumerci le nostre responsabilità. Facciamolo per i nostri figli, nipoti, cacciamoli via tutti altrimenti entriamo in un tunnel dove non vi è nessuna uscita.